“Sono Lucifero, colui che porta la torcia. Il regalo
eccelso che faccio all' umanità è l' assoluta mancanza di morale. Nulla
mi può limitare. Ho trasgredito tutte le leggi: brucio le Costruzioni e
i libri sacri. Nessuna religione può contenermi. Distruggo qualsiasi
teoria, faccio esplodere tutti i dogmi.
Nel fondo del fondo del fondo, nessuno abita più in fondo di me. Sono
l' origine di tutti gli abissi. Sono colui che da vita alle oscure
grotte, colui che conosce il centro intorno al quale ruotano tutte le
densità. Sono la viscosità di tutto ciò che tenta invano di essere
formale. La suprema forza del magma. Il fetore che denuncia l'
ipocrisia dei profumi. La carogna madre di ogni fiore. Il corruttore
degli spiriti vanitosi che si rivoltano nella perfezione.
Sono la coscienza assassina dell'effimero perenne. Lo rinchiudo nei
sotterranei del mondo, sono colui che fa tremare la stupida cattedrale
della fede. Con me non c' è pace. Nessun focolare sicuro.
Eppure, nel profondo della caverna umana, accendo la torcia che sa
riorganizzare le tenebre. Su per una scala di ossidiana giungo ai piedi
del Creatore per offrirgli il potere della trasformazione. Sì: di
fronte alla divina impermanenza combatto per conservare l' istinto, per
congelarlo in una scultura fluorescente. Lo illumino con la mia
coscienza e lo trattengo, fino a farlo esplodere in una nuova opera
divina, l' universo infinito, labirinto incommensurabile che mi scivola
tra le grinfie, preda che mi sfugge dalle fauci, tracce che svaniscono
come un profumo impalpabile...
E rimango lì, tentando di unire tutti i secondi gli uni con gli altri,
di frenare il trascorrere del tempo. È questo l' inferno: l' amore
totale per l' opera divina che si dissolve. È lui l' artista:
invisibile, impensabile, impalpabile, intoccabile. Io sono l' altro
artista: fisso, invariabile, oscuro, opaco, denso. Torcia che arde
eternamente di fuoco immobile. Io sono colui che vuole inghiottire
questa eternità, questa gloria imponderabile, conficcandomela al centro
del ventre per partorirla come una palude che si squarcia per eiettare
il gambo in cima al quale sboccerà il loto dove risplende il diamante.”
(Tratto da "La Via dei Tarocchi" di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa)

eccelso che faccio all' umanità è l' assoluta mancanza di morale. Nulla
mi può limitare. Ho trasgredito tutte le leggi: brucio le Costruzioni e
i libri sacri. Nessuna religione può contenermi. Distruggo qualsiasi
teoria, faccio esplodere tutti i dogmi.
Nel fondo del fondo del fondo, nessuno abita più in fondo di me. Sono
l' origine di tutti gli abissi. Sono colui che da vita alle oscure
grotte, colui che conosce il centro intorno al quale ruotano tutte le
densità. Sono la viscosità di tutto ciò che tenta invano di essere
formale. La suprema forza del magma. Il fetore che denuncia l'
ipocrisia dei profumi. La carogna madre di ogni fiore. Il corruttore
degli spiriti vanitosi che si rivoltano nella perfezione.
Sono la coscienza assassina dell'effimero perenne. Lo rinchiudo nei
sotterranei del mondo, sono colui che fa tremare la stupida cattedrale
della fede. Con me non c' è pace. Nessun focolare sicuro.
Eppure, nel profondo della caverna umana, accendo la torcia che sa
riorganizzare le tenebre. Su per una scala di ossidiana giungo ai piedi
del Creatore per offrirgli il potere della trasformazione. Sì: di
fronte alla divina impermanenza combatto per conservare l' istinto, per
congelarlo in una scultura fluorescente. Lo illumino con la mia
coscienza e lo trattengo, fino a farlo esplodere in una nuova opera
divina, l' universo infinito, labirinto incommensurabile che mi scivola
tra le grinfie, preda che mi sfugge dalle fauci, tracce che svaniscono
come un profumo impalpabile...
E rimango lì, tentando di unire tutti i secondi gli uni con gli altri,
di frenare il trascorrere del tempo. È questo l' inferno: l' amore
totale per l' opera divina che si dissolve. È lui l' artista:
invisibile, impensabile, impalpabile, intoccabile. Io sono l' altro
artista: fisso, invariabile, oscuro, opaco, denso. Torcia che arde
eternamente di fuoco immobile. Io sono colui che vuole inghiottire
questa eternità, questa gloria imponderabile, conficcandomela al centro
del ventre per partorirla come una palude che si squarcia per eiettare
il gambo in cima al quale sboccerà il loto dove risplende il diamante.”
(Tratto da "La Via dei Tarocchi" di Alejandro Jodorowsky e Marianne Costa)
